Domande e risposte

Che cosa prevede la proposta di legge #IoColtivo?

La Proposta di legge vuole consentire la coltivazione domestica fino a 4 piante di Cannabis, esclusivamente per uso personale.

Allo stesso tempo, prevede la creazione delle Associazioni di Coltivatori (Cannabis Social Club), con lo scopo della coltivazione della Cannabis e della sua distribuzione solamente ai membri.

Inoltre la proposta prevede la decriminalizzazione dell’uso personale. Ciò vuol dire che sarà consentito il trasporto fino a 30 grammi e le sanzioni amministrative oggi previste, come il ritiro della patente e del passaporto, verranno abolite. Resta naturalmente punibile la guida in stato di alterazione.

La futura legge punta così alla creazione di un sistema con regole precise affinché ciò avvenga in maniera legale, ma soprattutto sicura per tutti.

Con la Cannabis che si coltiva a casa posso farci quello che voglio?

Sarà permesso consumare la propria Cannabis, così come attualmente avviene per il tabacco e i suoi derivati.

Sarà consentito possedere legalmente Cannabis al di fuori del proprio domicilio, entro i limiti previsti (30gr). La detenzione di quantitativi più elevati continuerà invece a rappresentare un reato.

Posso vendere la cannabis che coltivo?

Pur depenalizzando la coltivazione domestica e in forma associata, la nostra proposta di legge non consentirà la vendita di Cannabis autoprodotta.

Il divieto di vendita si estende alle associazioni di coltivatori, sebbene queste ultime saranno autorizzate a produrre quantità più elevate di Cannabis in relazione e per la distribuzione controllata ai propri associati, a condizione che essi siano maggiorenni e secondo regole ben precise.

Al fine della copertura e della ripartizione in modo equo tra gli associati dei costi sostenuti dall’Associazione, esse potranno prevedere delle quote associative composte da una somma base e delle somme forfettarie aggiuntive corrisposte.

Perché la proposta #IoColtivo salvaguarda la salute?

In Italia fare uso di Cannabis non è reato, tuttavia coltivarla a casa sì.

Pertanto, i cittadini italiani, che si rivolgono agli spacciatori, acquistano e consumano un prodotto di pessima qualità: oggi, la Cannabis delle mafie è spesso contaminata da sostanze nocive per la salute, come lacca, lana di vetro e piombo, al fine di aumentarne il peso e massimizzare il profitto a discapito della salute. Chi spaccia poi ha tutto l’interesse a far passare i propri clienti dalla Cannabis a droghe più dannose.

La pericolosità della Cannabis lasciata alle mafie, dunque priva di controlli, è ancor più allarmante se si considerano i dati di consumo tra i giovani, ove l’età media del primo consumo e di 14 anni e la percentuale di minorenni che ne riferisce utilizzo esclusivo è del 72%.

Che succede alle sanzioni amministrative collegate alla detenzione e consumo di Cannabis?

Con la nostra proposta, e specificamente attraverso la modifica dell’art. 75 del Testo Unico sugli Stupefacenti, prevediamo anche la rimozione delle sanzioni amministrative, come il ritiro della patente o l’obbligo di seguire programmi terapeutici, socioriabilitativi o altri programmi educativi per chi consuma o detiene per uso personale la cannabis e/o i suoi derivati, ma ciò a condizione che avvenga nel rispetto della normativa introdotta con la proposta.

Quindi le sanzioni amministrative troveranno ancora applicazione per tutti quei soggetti come gli spacciatori che agiscono al di fuori della legalità; così come troveranno applicazione per tutte le altre sostanze stupefacenti che non rientrano nella normativa specifica della cannabis che vogliamo introdurre.

Inoltre, poiché la proposta consente la coltivazione, il consumo e la detenzione della Cannabis e dei suoi derivati solo alle persone maggiorenni, rimangono in vigore le prescrizioni di legge a tutela dei minorenni. Queste prescrizioni prevedono, previa convocazione dei genitori, la possibilità di sottoporli a programmi educativi e informativi personalizzati in relazione alle proprie specifiche esigenze, qualora ciò non contrasti con le esigenze educative del minore.

Se si elimina la sanzione amministrativa della sospensione della patente si può guidare in stato di alterazione?

La guida in uno stato di alterazione psico-fisica a causa dell’uso di sostanze stupefacenti continuerà a essere soggetta a sanzioni penali, come disciplinato dall’articolo 187 del Codice della Strada. Questa disposizione rimane intatta e in vigore. Analogamente al divieto di guidare in stato di ebbrezza, lo stesso principio si applica per chi si trova in uno stato di alterazione psico-fisica a causa dell’uso di sostanze stupefacenti.

Tuttavia, attualmente, chi viene fermato e trovato in possesso di una quantità anche minima di sostanza stupefacente per uso personale, anche a piedi o nelle vicinanze della propria abitazione, è soggetto alla sanzione amministrativa della sospensione della patente, purché si verifichi effettivamente il consumo della sostanza detenuta.

Confrontando la situazione con l’alcol, si potrebbe assimilare il provvedimento di sospensione della patente a situazioni in cui, ad esempio, si passeggi per la strada con una bevanda alcolica o la si detiene nel frigorifero di casa, analogamente a quanto si verifica nei casi di guida in stato di ebbrezza.

Quali sono i benefici della Proposta?

1 – Lotta alla Mafia 

Dal narcotraffico le mafie ricavano grandi flussi di denaro per finanziare le loro attività criminali o ancora da investire in attività legali per farne con lo scopo di riciclaggio.

Difatti, come emerge dalla Relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia 2023, il valore del mercato della Cannabis ammonta a 6,6 miliardi di euro, ben il 42% dei 16 miliardi derivanti dal traffico illecito. 
Mercato di cui lo Stato si deve appropriare per garantire standard di qualità della sostanza in circolazione a tutela di chi ne fa utilizzo, creando un mercato regolamentato.

A ciò si aggiungono gli introiti per le casse dello Stato, derivanti dalla regolamentazione del settore, e dei risparmi nei settori collegati alla repressione della coltivazione domestica, da utilizzare a beneficio della comunità.

La legalizzazione si dimostra un’arma concreta contro la criminalità organizzata, liberando risorse, uomini, mezzi, tribunali, carceri, per perseguire reati più gravi e il dilagare di droghe più pericolose.

2 – Conoscenza della materia

Un maggiore controllo del fenomeno permetterebbe di parlare degli effetti collaterali, fornendo a chi consuma quelle informazioni che oggi non può certo reperire dallo spacciatore. Non si tratta di promuovere o meno certi tipi di comportamento, ma di riconoscere che il consumo di Cannabis è un fenomeno che esiste e che va trattato con serietà e responsabilità, esattamente come per l’alcol e la nicotina. In aggiunta, la possibilità di consumare un prodotto sicuro, controllato e non adulterato comporterebbe una sensibile diminuzione dei rischi, consentendo una maggior tutela della salute pubblica.

3 – Benefici per le spesa pubblica

La proposta mira a ridurre il carico di lavoro del sistema giudiziario attraverso la depenalizzazione dei reati associati alla coltivazione domestica di cannabis per uso personale. Questo si tradurrebbe in un minor numero di processi legali e in una maggiore efficienza del sistema legale.

Inoltre, la proposta prevede l’implementazione di programmi informativi ed educativi sui rischi legati all’abuso di sostanze e sulla prevenzione delle dipendenze. Questo sforzo mira a fornire al pubblico una comprensione più approfondita degli effetti della cannabis e a promuovere un uso consapevole della sostanza.

Infine, un obiettivo della proposta è alleviare la pressione sul sistema carcerario, riducendo il numero di detenuti legati alla coltivazione o all’uso personale di cannabis. Ciò porterebbe a un alleggerimento del sovraffollamento carcerario e a una diminuzione dei costi associati alla gestione dei detenuti coinvolti in reati di questo tipo.

4 – Alleggerimento del carico giudiziario e dell’impiego delle forze dell’ordine

Dei 56.196 detenuti presenti in carcere al 31 Dicembre 2022, le persone alle prese con una condanna ai sensi del Testo Unico sulle Droghe erano oltre 19mila. Ciò non ha affatto coinciso con la diminuzione dell’offerta.

Nel 2022, le operazioni di polizia finalizzate al contrasto della Cannabis sono state 9.479, pari al 49% del totale,  per un totale di 47 tonnellate e quasi 210mila piante sequestrate.

I Tribunali accusano gli effetti della legislazione antidroga che, nel solo 2021, ha coinvolto 186.517 persone ex art. 73 D.P.R. 309/90, e 45.142 persone ex art. 74 D.P.R. 309/90 (associazione finalizzata al traffico).

L’enorme mole di procedimenti giudiziari pesa come un macigno sul comparto della giustizia, e in generale, sull’organizzazione degli uffici dei Tribunali, producendo tempi di fissazione delle udienze lunghi e dilatori: solo il 46% dei procedimenti si trova in primo grado del giudizio, il 13% in secondo grado e l’1,0% in terzo grado.

Certamente, consentendo coltivazione e consumo ad uso personale, il carico sulle aule di giustizia non potrà che alleggerirsi, eliminando tutti quegli iter giudiziari che vedono come imputato chi coltiva un limitato numero di piante a casa propria.

Per di più, si consideri che, ogni anno, sono fra le 30mila e le 40mila le persone giovani segnalate alle prefetture per semplice consumo (art. 75 D.P.R. 309/90). Si pensi che, dal 1990, le segnalazioni all’autorità sono state più di 1.300.000. Tra queste, un milione di persone sono state segnalate per avere fumato uno spinello, il 73%: un numero enorme, che indica una persecuzione di massa a scapito di comportamenti che non costituiscono reato.

Appare evidente come la coltivazione e il consumo per fini personali di cannabis, purché avvenga nel rispetto delle regole, rappresenti un’opportunità per tutto l’apparato della giustizia: dall’impiego delle forze dell’ordine alla repressione di reati di altra natura e/o gravità, all’intasamento delle aule di giustizia con benefici per tutta la Comunità.

5 – Contrasto al sovraffollamento penitenziario

Al 31 dicembre 2022, le persone detenute per reati relativi alle sostanze stupefacenti, principalmente legati alla cannabis, rappresentavano oltre un terzo della popolazione carceraria.
Eliminare la pena detentiva per chi coltivi o detenga per il solo uso personale non può che rappresentare una scelta giusta, nonché una strumento in grado di incidere positivamente sul problema del sovraffollamento delle carceri e sui costi da essa dipendenti.

In conclusione, si evidenzia come la stessa Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, con la sentenza pilota della Causa Torreggiani e altri c. Italia, dell’8 gennaio 2013, condannava l’Italia per violazione dell’articolo 3 della CEDU poiché proprio a causa del sovraffollamento carcerario non venivano garantite le condizioni di detenzione compatibili con il rispetto della dignità umana, con esposizione dello Stato a possibili cause per il ristoro del danno, dunque un esborso economico da parte della comunità.

Cosa succede nel resto dell’Europa

Sempre più Stati stanno seguendo la strada della legalizzazione della Cannabis come strumento per colpire duramente le finanze della criminalità organizzata, creando un mercato regolamentato e sicuro, allo stesso tempo ottenendo vantaggi per la comunità.

In Europa, il primo Stato a legalizzare la coltivazione e l’uso di Cannabis è stato Malta, dove è consentita la coltivazione domestica fino a quattro piante e il consumo sia in forma privata che in locali privati, a scopo ricreativo e terapeutico. In Lussemburgo, è concesso ai maggiorenni coltivare fino a quattro piante di Cannabis, a casa o in giardino, per uso personale. In Spagna, l’uso personale e la coltivazione sono consentiti sia privatamente che nei Cannabis Social Club. Sulla via della legalizzazione, si inizia a intravedere anche la Repubblica Ceca, la quale sta per presentare la sua proposta di legge.

Infine, comprendendo i benefici, sia sul piano sociale che economico, la Germania, attraverso il proprio Governo, ha approvato il 16 agosto 2023 il progetto di legge per una nuova regolamentazione della coltivazione e del consumo di Cannabis. La proposta, coordinata dal ministro della Salute, prevede per le persone maggiorenni il possesso personale di 25 grammi di Cannabis e un massimo di tre piante a testa, ancorché coltivate in quanto appartenenti a un “social club”, negozi autorizzati alla cessione di Cannabis a scopo ricreativo per dare vita a una distribuzione controllata e di qualità secondo specifiche regole.

E nel resto del Mondo?

La legalizzazione non è un fenomeno che coinvolge solamente l’Europa. Anzi, si può affermare che il seme della legalizzazione stia germogliando in tutto il globo. Si pensi, ad esempio, a:

L’Uruguay, che è stato il primo Stato al mondo a legalizzare, nel dicembre 2013, la coltivazione e la vendita di cannabis.

Gli Stati Uniti stanno procedendo progressivamente attraverso legalizzazioni della Cannabis attuate dagli Stati singoli. Con la riforma avvenuta in Colorado, attualmente l’ultimo in ordine di tempo, il numero degli Stati USA che hanno legalizzato è salito a ventiquattro. Considerando anche i sette Stati che hanno depenalizzato la materia, ciò significa che, ora, il 53% della popolazione statunitense vive in una giurisdizione dove è possibile possedere legalmente la cannabis compiuti i 21 anni.

Anche il Canada, il 20 giugno 2018, attraverso il “Cannabis Act” adottato dal parlamento canadese, ha legalizzato la cannabis sia per uso terapeutico che ricreativo, consentendo ai cittadini di coltivare fino a un massimo di quattro piante a domicilio.

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