Fake News

Le fake news sulla cannabis sono all’ordine del giorno.
Tra allarmismi e bufale, vediamo di fare un po’ di chiarezza.

1- LA LEGALIZZAZIONE DELLA CANNABIS NON SERVE A RIDURRE IL MERCATO DELLE MAFIE

Falso. Il traffico di sostanze, anche di cannabis, è il bancomat delle mafie. Dal narcotraffico le mafie ricavano grandi flussi di denaro per fare riciclaggio in attività perfettamente legali.
La Relazione annuale del Parlamento sulle tossicodipendenze del 2023 riporta che il mercato delle sostanze stupefacenti, un sistema completamente appaltato alla criminalità organizzata, muove attività economiche per 15,5 miliardi di euro, di cui circa il 42%, pari a 6,6 miliardi di euro, è attribuibile al mercato nero dei cannabinoidi.
Per fornire un metro di paragone, l’infiltrazione criminale nell’ambito dell’industria turistica vale 2,2 miliardi di euro.
La legalità si dimostra l’unica arma per dare un colpo alla criminalità organizzata, per liberare risorse – uomini, mezzi, tribunali, carceri – per perseguire reati più gravi e droghe più pericolose.

2- NON ESISTONO DROGHE LEGGERE E DROGHE PESANTI

Falso. Ogni sostanza presenta proprie specificità. La letteratura scientifica mondiale riconosce la minore pericolosità della cannabis non solo rispetto a sostanze come l’eroina, ma addirittura in confronto a nicotina e alcol, droghe legali che creano molti più danni a salute e società.
Tenuto conto di tutto ciò, il 2 Dicembre 2020 L’ONU ha approvato una raccomandazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che riconosce e facilita l’uso terapeutico e scientifico della cannabis. Dopo 60 anni, la cannabis è stata rimossa dalla tabella IV della Convenzione sugli stupefacenti, quella delle sostanze pericolose senza alcuna proprietà terapeutica.

3- LA CANNABIS È UNA DROGA DI PASSAGGIO

Falso. Il fatto che una persona faccia uso di cannabis non implica di per sé che prima o poi passi all’uso di altre sostanze stupefacenti. 
A smentire questa affermazione è da tempo la scienza, oltreché la realtà: studi dimostrano che l’utilizzo frequente di cannabis è in realtà inversamente correlato al consumo di altre sostanze.
Del resto, pochissimi dei 20 milioni di italiani che hanno usato cannabis nella vita sono poi passati all’eroina.
Inoltre, numerose analisi dimostrano che la cannabis sia utile come sostanza di uscita dalle dipendenze da sostanze più pesanti, come eroina e cocaina, rappresentando una valida alternativa medica ai farmaci oppioidi.
Non da ultimo, l’utilizzo terapeutico della cannabis diminuisce le morti per overdose da oppiacei.
Sono gli spacciatori l’unico legame che unisce i cittadini alle droghe pesanti per motivi chiaramente redditizi. Con la legalizzazione si spezzerebbe questo legame una volta per tutte.

4- LA LEGALIZZAZIONE DELLA CANNABIS AUMENTERÀ IL CONSUMO DEI GIOVANI

Falso. Per fare un esempio, il numero di giovani consumatori canadesi è praticamente dimezzato l’anno dopo la legalizzazione nel 2018 (dal 19,8% al 10,4%), per poi tornare a livelli comunque inferiori ai precedenti (19,2%).
Allo stesso modo, uno studio condotto nel 2021 dall’American Medical Association, mediante l’analisi dei dati del Youth Risk Behaviour dal 1993 al 2019 in dieci diversi Stati, ha concluso che la legalizzazione non è in alcun modo associabile all’aumento del consumo.
In Europa, una delle percentuali più basse di giovani consumatori, pari all’8%, si trova in Portogallo: si tratta di un Paese che ha decriminalizzato l’uso di ogni sostanza nel 2001, puntando a un approccio di intervento sociale piuttosto che repressivo.
In Italia, dove vigono le leggi sulle droghe fra le più severe d’Europa, il 28% degli studenti italiani ha fatto uso di sostanze illegali nell’ultimo anno, con un 33% di essi che dichiara di aver iniziato a consumare cannabis entro i 14 anni. La legalizzazione è finora l’unica misura messa in atto che ha allontanato i giovani dal consumo.

5- CI SARANNO MOLTI COSTI SANITARI SE LA CANNABIS DIVENTA LEGALE

Falso. Il picco di casi di cirrosi epatica negli Stati Uniti si è avuto proprio negli anni del proibizionismo: l’alcool del mercato nero era di pessima qualità e creava danni. Così come è di pessima qualità oggi la cannabis delle mafie che è spesso contaminata con sostanze nocive per la salute, come lacca, lana di vetro e piombo. Inoltre, sapere cosa si usa e conoscerne gli effetti grazie a campagne informative finalmente trasparenti, permetterà un consumo più consapevole. La stessa OMS, da oltre sei anni, sostiene la necessità di una riforma delle attuali leggi repressive, affiancata, in questo, da altre istituzioni di assoluta autorità, come The Lancet, che, nel 2021, ha divulgato uno studio contenente la richiesta di porre fine alla War on Drugs.
Se vogliamo parlare di costi sanitari a livello nazionale, poi, non possiamo ignorare un dato spaventoso: il 28% dei detenuti italiani manifesta problemi di tossicodipendenza.
Ovvero, si trova in una struttura detentiva e non in una struttura di cura e riabilitazione. Ciò contribuisce in maniera sostanziale a rendere il nostro sistema penitenziario il più sovraffollato della UE, con una media di detenuti per reati droga-correlati due volte più alta di quella europea.
Proponendo un parallelismo col Canada, è possibile osservare come la percentuale di ospedalizzazioni diminuisca in proporzione alla presenza di un prodotto certificato.

6- LA PROPOSTA DI LEGGE PROMUOVE LA “CULTURA DELLO SBALLO”

Falso. Esattamente come per l’alcol e la nicotina, un maggiore controllo del fenomeno permetterebbe di parlare degli effetti collaterali, fornendo a chi consuma quelle informazioni che oggi non può certo reperire dallo spacciatore. Non si tratta di promuovere o meno certi tipi di comportamenti, che del resto prescindono lo status di illegalità della Cannabis, ma di riconoscere che il consumo di Cannabis è un fenomeno che esiste e che va trattato con pragmatismo e responsabilità.
Del resto, riferendosi al tabacco, è possibile riscontrare l’efficacia di mirate campagne di prevenzione e sensibilizzazione.
Stigma e repressione non hanno mai rappresentato un deterrente al consumo di sostanze.

7- SE LA PROPOSTA DI LEGGE VIENE APPROVATA SI POTRÀ GUIDARE STRAFATTI

Falso. Se la proposta di legge venisse approvata non sarebbe più prevista la sospensione della patente come sanzione amministrativa per chi detiene una piccola quantità di sostanza stupefacente per uso personale. La guida in stato di alterazione psico-fisica per uso di Cannabis continuerebbe ad essere sanzionata penalmente dall’art. 187 del Codice della Strada. Sul fronte invece degli incidenti stradali, i dati che provengono dagli stati USA che hanno legalizzato la cannabis, così come dal Canada, dimostrano che non vi è alcuna variazione statisticamente rilevante dell’incidentalità stradale rispetto agli altri stati che non lo hanno fatto.

8- LA CANNABIS CREA BUCHI NEL CERVELLO

Falso. La cannabis ha sicuramente effetti psicoattivi, in particolare in virtù della presenza del THC, e non si possono certo escludere variazioni della funzionalità dei neuroni dovuta al suo uso. Tuttavia, da alcuni anni gli scienziati stanno cercando di trovare prova dei famosi “buchi del cervello” senza particolare successo. Numerosi studi effettuati su coppie di gemelli riguardo l’uso di cannabis non hanno dimostrato riduzione del quoziente di intelligenza, danno alle funzioni esecutive o riduzione delle performance.

9- CON QUESTA PROPOSTA DI LEGGE SI LEGALIZZANO ANCHE LE DROGHE PESANTI

Falso. La proposta di legge verte infatti esclusivamente sulla coltivazione domestica e in forma associata della cannabis.
Inoltre, la cannabis è l’unica sostanza che non richiede ulteriori passaggi prima di essere consumata, a differenza, ad esempio, di sostanze come cocaina ed eroina, per le quali sono necessarie attività come estrazione e raffinazione. 

10- LA CANNABIS DI OGGI È 10, 15, 20 VOLTE PIÙ POTENTE CHE NEGLI ANNI SESSANTA?

Falso. È indubbio che la cannabis oggi, grazie alle moderne tecniche di coltivazione indoor e alla selezione genetica, possa raggiungere percentuali superiori di THC rispetto ad anni fa. Ma non tutta quella che circola raggiunge questi picchi, che a loro volta sicuramente non sono aumentati decine di volte rispetto agli anni Sessanta. È una teoria già in voga negli anni Ottanta, ripresa nei Novanta ed ancora nei Duemila, che si basa sul fatto che il paragone viene fatto fra pochi campioni sequestrati dalla DEA negli anni Settanta e quelli raccolti a partire dagli anni Ottanta, più numerosi ed affidabili (cfr. V. L. Zimmer e J.P. Morgan, Marijuana. I miti e i fatti, Vallecchi 2005, pp. 202-203).
Prendendo per buone le dichiarazioni succedutesi negli anni, oggi una canna sarebbe 67200 volte più potente della stessa canna rollata negli anni ’30.
Legalizzare la cannabis significherebbe perciò avere sostanze certificate e controllate, quindi più sicure.

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